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Il pesce costretto a scalare un albero

Albert Einstein un giorno disse: «Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido».

Forse quest’immagine ci rende meglio l’idea di quello che sta accadendo nella scuola oggi. E’ questa la scuola che deve formare i nostri figli? Che deve preparare i futuri tecnici e dirigenti?

Chissà se gli insegnanti possono sentirsi orgogliosi di quanto stanno facendo.

Questo sistema scolastico rende robot migliaia di persone, tutti uguali, tutti allineati. E’ così divertente? Quanti studenti si sentono come quel pesce? Nuotando controcorrente in classe, senza scovare il proprio talento, pensando di essere stupidi. Credendo che la scuola sia inutile e di essere inutili!

La scuola avrebbe il compito di formare e se vogliamo migliorare il mondo in cui viviamo dobbiamo partire anche da qui.  Oggi la scuola uccide la creatività, l’individualità, è intellettualmente abusiva.

E’ una antica istituzione che ha terminato i suoi effetti perché non ha saputo adeguarsi ai grandi cambiamenti in atto.

Tutto è cambiato: siamo passati dal vecchio telefono a disco agli attuali smartphone, dalla vecchia 600 alle attuali auto munite di sofisticati software che a breve potranno essere guidate da un pilota automatico, per non parlare di internet che in pochissimi anni ha cambiato radicalmente il modo di fare informazione.

La scuola invece negli ultimi cent’anni è rimasta uguale. Si, non c’è più l’obbligo del grembiule, si possono usare le calcolatrici o i telefonini per fare i calcoli ma i contenuti, la didattica, il modo di fare scuola è rimasto presso ché lo stesso.

In più di un secolo quasi nulla è cambiato. E questa è la scuola che prepara gli studenti al futuro?

Questa scuola è stata concepita per creare operai. Ecco perché tutti in fila indiana, belli in ordine e zitti e con la mano alzata se vogliono parlare, una breve pausa per il pranzo nell’arco della giornata, uno zaino carico di libri e poi a casa per fare quello che non si fa a scuola: i compiti. Per un monte ore complessivo che supera quello di qualsiasi dipendente. Nessun lavoratore accetterebbe di portarsi a casa il lavoro da svolgere la sera o nel week end eppure la quasi totalità degli studenti è costretta a farlo. E ciò nonostante ci sia ancora in vigore una circolare, la n. 177 del 1969 che invita capi di istituto e insegnanti a non dare compiti nel fine settimana e a non interrogare o fare compiti in classe il lunedì.  E’ stato ridotto l’orario di lavoro ad un massimo di 40 ore. Gli studenti invece no! Se facciamo la somma di ore di scuola, tempo per il trasporto e compiti a casa la media supera le 60 ore.

E poi tutti in competizione per prendere un 10. Un numero che determina la qualità di un “prodotto”

Che dà la garanzia di qualità e che sempre meno corrisponde alle effettive capacità.

Una volta i tempi erano diversi e si giustificava questo sistema, ma oggi non abbiamo bisogno di creare robot zombi.

Il mondo è cambiato e sta cambiando sempre più velocemente. Oggi abbiamo bisogno di persone che pensano in modo creativo, in modo innovativo, in modo critico e che possiedano la capacità di ragionamento.

Ogni scienziato dice che non esistono due cervelli identici e ogni genitore con almeno 2 figli può confermare questa evidenza.

Ma se questo è evidente a tutti perché continuiamo a trattare gli studenti come se fossero fatti con lo stampino considerandoli tutti uguali?

Cosa succederebbe se un medico prescrivesse la stessa medicina ai suoi pazienti? Avremo sicuramente un risultato tragico: alcune persone starebbero meglio ma la maggior parte continuerebbe a stare male o addirittura peggiorerebbe.

Questa scuola si comporta allo stesso modo. A tutti la stessa medicina con la medesima posologia!!

Un insegnante ha di fronte mediamente più di 20 studenti, ognuno di loro con diverse potenzialità, diverse necessità, diversa provenienza, diversi bisogni, diversi sogni.

Eppure si insegnano tutte le cose nello stesso modo.

E questa la scuola che vogliamo? Tutti lo sanno, tutti si lamentano ma nessuno fa nulla. Accettiamo supinamente che qualcuno appiattisca le predisposizioni dei nostri figli, che ne tagli le ali ai sogni.

Questo è un crimine violento compiuto con l’aggravante perché viene perpetuato su persone minorenni.

Ma non vogliamo dare la colpa agli insegnanti. Svolgono la professione più importante del nostro pianeta, eppure non vi è richiesta di competenze e attitudini particolari e sono sottopagati.

Non c’è poi da meravigliarsi se così tanti studenti sono penalizzati.

Un insegnante dovrebbe guadagnare come un medico. Un medico può operare al cuore e salvare la vita di un bambino ma un grande insegnante può raggiungere il cuore di uno studente e permettergli di vivere veramente raggiungendo i propri obiettivi.

Ma non sono gli insegnanti, che spesso lavorano in condizioni negative con classi numerose, il problema.

I programmi scolastici sono creati da funzionari ministeriali che spesso non hanno insegnato nemmeno un giorno nella loro vita e che sono ossessionati solo dalle prove INVALSI che, non ha a che fare con problemi di invalidità, vista la scuola che ci troviamo, ma sta per Istituto Nazionale di Valutazione del Sistema Educativo e dovrebbe quindi valutare il livello di apprendimento degli studenti e la qualità generale del sistema istruzione.

Pensano che scervellarsi in domande a risposta multipla determinerà il successo dello studente.

Questo è bizzarro. Infatti, queste prove sono troppo crudeli per essere usate e andrebbero abbandonate. Lo afferma Frederick J Kelly l’uomo che ha inventato ancora nel 1914 le prove standardizzate negli USA e che disse “ Questi test sono troppo crudeli per essere usati e vanno eliminati”.

Non abbiamo molta fiducia in questa scuola ma ne abbiamo moltissima nelle persone: se ognuno di noi si rende partecipe possiamo cambiare il mondo e anche la scuola.

Abbiamo modificato oramai tutto: il mondo del lavoro, la comunicazione, i sistemi di trasporto. E’ mai possibile che nonostante i tanti programmi che si sono succeduti non riusciamo a cambiare questa scuola rendendola confacente all’attuale periodo storico?

Dobbiamo far emergere lo spirito, le capacità di ogni studente. Dobbiamo far emergere i talenti.

Certo la matematica è fondamentale, sta alla base di questo universo, ma lo sono altrettanto l’arte, la musica, la danza.

Non è poi così difficile, paesi come la Finlandia hanno fatto cose impressionanti.

Hanno accorciato i giorni di scuola, gli insegnanti hanno un salario decente, vengono scelti sulla base di effettive predisposizioni, i compiti a casa  non esistono e focalizzano tutto sulla collaborazione, non sulla competizione. E in pochi anni è passato da un sistema scolastico mediocre ad un’eccellenza a livello mondiale.

Non c’è solo una soluzione ma dobbiamo muoverci perché oggi gli studenti sono il 20% della nostra popolazione ma saranno il 100% del nostro futuro

Dobbiamo partecipare ai loro sogni perché saranno il nostro futuro.

Non è facile intervenire per cambiare un sistema consolidato ma dobbiamo farlo.

Non bastano gli edifici scolastici, lo scuolabus, il pedibus. Serve soprattutto un programma per salvaguardare i sogni dei nostri figli: IL NOSTRO FUTURO.

Questo è il mondo in  cui crediamo.

Un mondo dove i pesci non siano costretti ad arrampicarsi i un albero.

Giacinto Cimolai

Giacinto Cimolai

Nato a Fontanafredda (Pordenone) l’11 marzo 1958. Sposato e poi, come molti, divorziato. Dal 1987 ha operato nel settore del benessere, prima come direttore nei corsi di formazione professionale e poi nella gestione di centri benessere. Nel 2010 incontra Stefania con cui ricomincia una seconda vita e dà inizio al progetto sociale di Comunità Etica. Dal 2017 si dedica dunque alla promozione e allo sviluppo di questo progetto, promuovendolo in tutta Italia. Ha pubblicato tre libri. È il fondatore del servizio di Tutela Legale Etica, uno strumento per difendersi dalla schiavitù del debito. È Presidente della Cooperativa OPES (Organizzazione per la Promozione di un’Economia Sostenibile). Direttore della testata online CambiaMenti. Da sempre attendo alle problematiche sociali, attualmente ricopre il ruolo di Presidente Nazionale di Comunità Etica.
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