Il problema non è NO VAX o SI VAX, non è green pass sì o no. Il vero problema è il diritto alla libertà e al lavoro.
Astrazeneca, Pfizer, Johnson, Moderna, una dose, due dosi, tre dosi. Immunità di gregge, mascherina al chiuso o all’aperto? Distanziamento.
Sono quasi 2 anni che si sentono “esperti” discutere di questi argomenti e nel frattempo la gente muore, l’economia va allo sfascio, i ricchi diventano sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri.
Alla finale degli europei, allo stadio di Wembley, abbiamo visto il Presidente della Repubblica senza mascherina assieme ai suoi sodali. Il giorno dopo lo abbiamo visto a Roma con la mascherina.
L’emergenza sanitaria viene prorogata di sei mesi in sei mesi. Abbiamo subito gli arresti domiciliari, il distanziamento, ci è stato negato il diritto al lavoro e alla sussistenza.
Durante la cosiddetta emergenza abbiamo assistito alle più basse beghe politiche, lotte per le poltrone, non per la salute, un attaccamento alla poltrona che è l’unico motivo per cui non si va al voto.
Tutti assieme al governo. Ci può stare in un momento di emergenza nazionale, ma per risolvere i problemi del paese, non per suddividersi gli sgabelli.
Non ho la conoscenza per stabilire se il vaccino sia la soluzione del problema, ho tanti dubbi perché l’informazione non è per nulla chiara. I numeri che vengono dati sono spesso incongruenti a ad un minimo confronto. Credo però che la soluzione del problema sia molto semplice: va garantito il diritto a vaccinarsi a coloro che desiderano farlo perché, se il vaccino è tale, saranno protetti al di là dell’immunità di gregge, del distanziamento sociale, della mascherina, ma va anche garantito il diritto, a chi non vuole vaccinarsi, di non farlo perché ognuno deve poter decidere in coscienza, quello che ritiene più giusto per sé.
Più d’uno sosterrebbe che se ti ammali perché non hai fatto il vaccino, allora non puoi pretendere che lo stato ti garantisca l’assistenza sanitaria.
Personalmente non la penso così, ma voglio porre qualche domanda a cui vorrei rispondesse chi sostiene questa tesi.
Una regola per essere giusta deve essere valida per tutti, in tutte le situazioni.
E allora il fumatore a cui viene un tumore ai polmoni facendo uso di sigarette su cui lo stato ha un lauto guadagno, non va curato?
L’alcolizzato, che fa uso di alcolici su cui lo stato ha un lauto guadagno, non va curato quando si ritrova con la cirrosi epatica?
E potremmo continuare nell’elenco perché c’è anche il ludopatico, l’operaio che ha contratto il cancro negli altiforni dell’ILVA di Taranto, chi vive nei centri delle città respirando le polveri sottili, che è costretto a bere acqua con percentuali di atrazina non sicuramente terapeutiche, chi produce la pasta con residui di glifosati.
Perché regole diverse per situazioni simili?
Perché sono permessi gli assembramenti a seguito della vittoria agli europei e ci vuole il green pass per prendere un caffè?
Pensare è difficile. Per questo la maggior parte della gente giudica, disse Carl Gustav Jung.
Io credo però che pensare con la propria testa sia un dovere, anche quando si sbaglia e che
la tolleranza deve essere alla base di un vivere civile.
Ma la libertà deve essere un diritto inalienabile e libertà significa anche libertà economica, perché finché saremo costretti a elemosinare la sussistenza, non saremo liberi.
Questo è il vero problema: poter esercitare la libertà e per farlo dobbiamo avere un reddito dignitoso. Per troppo tempo ci è stato impedito, in nome del “virus”, il diritto al lavoro e l’autunno sarà quest’anno molto caldo.
È il momento che ognuno di noi inizi a usare la propria testa, ma soprattutto è il momento di trovare i punti che ci uniscono, non quelli che ci dividono perché se non prendiamo nelle nostre mani il nostro futuro i prossimi anni saranno funesti.
